Osteria Al Pont de Ferr, Milano
Matias Perdomo, classe 1980, uruguayano d’origine ma italiano di adozione, inizia la sua carriera come chef ancora adolescente in una piccola rosticceria cilena. Dopo una breve esperienza in un’azienda di catering, all’età di venti anni Perdomo inizia a lavorare in un ristorante italiano a Montevideo, Panini’s e poco a poco arriva il successo anche grazie a un canale televisivo per il quale presenta un programma di cucina. Approdato a Milano, inizia la sua avventura di chef all’interno dell’osteria Al pont de Ferr, gestito da ormai 25 anni dalla mano esperta di Maida Mercuri, sommelier e ristoratrice esperta. La cucina di Perdomo, estremamente creativa e colorata e sempre incline alla sperimentazione, vale al ristorante la sua prima stella Michelin nel 2011. Dall’estro creativo di questo giovane chef promettente emergono piatti che omaggiano la cucina di diversi paesi del mondo, ricette che ammaliano il palato e seducono gli occhi. Piccoli capolavori gastronomici che lasciano il segno.
PUNTO DI VISTA WAKAPEDIA
Situato nella romantica cornice dei Navigli, l’osteria Al Pont de Ferr può essere l’approdo ideale dopo una romantica passeggiata lungo i canali milanesi. Ciò che più mi ha colpito di questo ristorante è l’atmosfera che vi si respira, totalmente distante dallo stereotipo dei ristoranti stellati con arredamenti rococò pomposi o pretenziosamente minimalisti.
L’impressione che si ha appena entrati Al Pont de Ferr è quella rustica di un bordello ottocentesco, di quelli frequentati dai personaggi di Guy de Maupassant o dalle misere prostitute di Émile Zola. Sui tavoli, privi di tovaglie vere e proprie, vi sono semplici tovagliette di carta bianca e rossa che mi hanno fatto seriamente dubitare che quello fosse il ristorante stellato Michelin di cui avevo sentito parlare. Guardando il menu, però, mi sono dovuta ricredere perché i prezzi non erano affatto quelli di una semplice trattoria milanese, ma preannunciavano che ci fosse qualcosa di più dietro.
(In quel momento, mi sono ricordata delle parole di mio padre: “Mai giudicare dalla prima impressione”, parole sante! ) L’aperitivo infatti, ne è stata la conferma: un sorprendente cocktail glass con due sfere di Campari, accompagnate da un piccolo piattino con altrettante “palline magiche” a base di mozzarelle di bufala e olio di oliva. Tutte le portate sono state estremamente appaganti, sia da un punto di vista gustativo che visivo: ottimi sapori e piccole sculture colorate per sorprendere lingua e occhi.
Ciò che più mi ha impressionato sono stati i dessert; difficilmente se ne trovano di così buoni e innovativi in Italia. I dolci dello chef Perdomo sono fiabeschi, un vero e proprio tuffo nell’immaginario dell’infanzia: tarte tatin sotto forma di lucide mele caramellate alla Biancaneve e i Sette Nani o un creativo dessert con grano, gelato allo yogurt, limone e piselli, intitolato “Piselli del nostro orto”, davvero geniale.
Alla fine di un pasto così straordinario, la sensazione che ho avuto è che l’atmosfera rustica e accogliente – che inizialmente mi aveva un po’ insospettita – e la straordinaria inventiva sperimentale e avanguardistica dei piatti dello chef Perdomo si compensino perfettamente. L’una tranquillizza e fa sentire a casa, l’altra stupisce e sconvolge i sensi.
Esperienza da ripetere, ci tornerò al più presto.
Indirizzo: Ripa di Porta Ticinese 55, Milano, Italia
TEL : +39 02 8940 6277
ORARI DI APERTURA: 7/7, su prenotazione
Sara Waka: Ciao, mi chiamo Sara Waka, come ti chiami?
Mattias: Matias Perdomo.
Sara Waka: Di che nazionalità?
Mattias: Uruguay.
Sara Waka: Dov’è che hai studiato cucina?
Mattias: Non ho mai studiato cucina.
Sara Waka: E dove hai imparato questa tecnica magnifica?
Mattias: In cucina!
Sara Waka: E’ molto francese il tuo modo di cucinare, no?
Mattias: Ma, non saprei…forse è meglio definirlo “senza frontiere”!
Sara Waka: Ma comunque sei stato in Francia a imparare?
Mattias: No mai, solo Italia e Uruguay.
Sara Waka: Ora passiamo alle domande serie…che cos’è per te l’Arte?
Mattias: L’Arte è un momento, un frammento di tempo dove per una condizione extra-naturale o esterna a noi, ci emozioniamo.
Sara Waka: E’ esattamente ciò che penso anche io, sai? E quindi, secondo te, qual è l’Arte per eccellenza, quella con la “A” maiuscola? Secondo me è proprio la cucina, la gastronomia.
Mattias: Per me è la musica invece.
Sara Waka: Ah sì?
Mattias: Sì, penso di sì, perché la cucina è come una poesia scritta con l’acqua a mezzogiorno sull’asfalto caldo. Mi spiego meglio: se la leggi e cogli l’attimo, puoi capire l’intera poesia, se no te ne gusti solo alcuni pezzi. La poesia, quella di mangiare, sparisce in un attimo e l’arte rimane solo nella tua memoria.
Sara Waka: La tua cucina preferita?
Mattias: Quella ludica, del gioco, dell’emozione.
Sara Waka: Ma hai preferenze da un punto di vista geografico? Ho visto che hai usato l’umeboshi che è un ingrediente giapponese, quindi conosci bene anche la cucina del mio paese d’origine.
Mattias: No, non direi di conoscerla bene, però la mia è una cucina senza frontiere e non mi limito mai nell’uso dei prodotti, a prescindere da dove arrivino…
Sara Waka: In ogni caso, la tua è senza dubbio una cucina contemporanea, no?
Mattias: (sorride) Beh, ci proviamo!
Sara Waka: Bene, l’intervista è finita e come da regolare tradizione ora dovrei chiederti di darmi un bacio, la conclusione perfetta dopo un così poetico discorso. In questo caso, però, ho apprezzato talmente tanto la tua cucina che sono io a dartelo! Posso?
Mattias: Certo!
Description & Interview: Sara Waka
Edited by: Federica Forte