Carlo Verdone, celebre regista, attore e sceneggiatore di romanissime origini, è da tutti conosciuto per le sue esilaranti commedie all’italiana e i suoi intramontabili personaggi ispirati alle idiosincrasie più tipiche della borghesia e del proletariato del Belpaese. Non tutti però sanno che, oltre a essere un comico brillante e prolifico, Carlo è anche un uomo di grande sensibilità e cultura. Figlio del rinomato critico cinematografico Mario Verdone, è infatti cresciuto nella Roma colta e stimolante delle avanguardie cinematografiche e artistiche degli anni Sessanta e Settanta. Nel suo recente libro “La Casa sopra i portici” (Bompiani, 2012), racconta con incredibile spontaneità e delicatezza la sua infanzia costellata da incontri con grandi registi, attori e critici come Federico Fellini, Cesare Zavattini, Pier Paolo Pasolini, Alberto Sordi… i quali hanno marcato la sua formazione e ispirato in seguito il suo lavoro. Dopo un brillante inizio di carriera nel cabaret, Verdone raggiunge il successo presso il grande pubblico grazie alle sue commedie, tra cui “Un sacco bello” (1980), “Bianco, rosso e Verdone” (1981), “Compagni di scuola” (1988), “Viaggi di nozze” (1995), “Sotto una buona stella” (2014) e molti alti.
PUNTO DI VISTA WAKAPEDIA
Carlo, a me piace chiamarlo Carletto. L’ho incontrato durante le riprese de “La grande Bellezza”. Eravamo sul set e io, a causa della mia gamba rotta (per l’aneddoto completo, si veda l’articolo di wakapedia su “La grande Bellezza”, ndr) ero sempre in un angolo seduta a girarmi i pollici ed annoiarmi.
Carlo è stata l’unico a starmi accanto, facendomi ridere e alleggerendomi quella pesante situazione. Quando mi si è avvicinato per la prima volta, coi suoi occhiali neri e la barbetta, non l’ho proprio riconosciuto. Mi ha fatto la tipica domanda che mi facevano tutti sul set “Ma la tua gamba è davvero rotta o è un trucco di scena?”. Io, esasperata dal dover dare le stesse spiegazioni a tutti, ho allora giocato la parte della giapponese che non parla l’italiano. Poi però, Carlo mi ha chiesto se fossi giapponese e mi ha svelato che lui possiede un quadro di Yoko Ono. Sorpresa, ho abbandonato la parte della finta straniera e gli ho chiesto subito di raccontarmi questa storia. E così è iniziato il nostro rapporto. Poco a poco ho iniziato a capire chi fosse quel signore che ricordavo di aver visto da qualche parte, su delle locandine e sulle copertine di alcuni dvd. Era Carlo Verdone! Lo conoscevo solo di vista, ma non avevo mai guardato un suo film. Appena lui l’ha scoperto, mi ha spedito a casa tutti i suoi film e persino un suo libro. Mi sono sentita come una liceale alle prese coi compiti estivi!
Poco a poco ho così scoperto l’ “Universo Carlo Verdone” e, più guardavo, più mi informavo, più Carlo si rivelava una persona brillante, intelligente e sensibile. E’ stata davvero una piacevole scoperta. In particolare, ricordo che quando ho visto il suo film “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, ho subito pensato che il protagonista fosse un suo autoritratto: un po’ ansioso, ipocondriaco, fissato coi farmaci.. come quella volta che mi aveva consigliato che medicine prendere per far guarire la mia gamba, indicandomi addirittura i dosaggi!
Tutto ciò per dire che per me Carletto è davvero una persona speciale, una sorta di zio con cui mi sento a mio agio a parlare di tutto: dal cinema, alla vita, ai sentimenti…proprio come in questa intervista!
Sara: Ciao Carletto, come va?
Carlo: Molto bene Saretta! Mi daranno il Premio Bresson a Venezia il primo settembre! E’ un premio che si dà solo a grandi autori e mi sono molto meravigliato quando ho saputo di averlo vinto: è la prima volta che lo danno a un autore di commedie…sono molto contento, insomma! Tu come stai?
Sara: Io non sto un granché…Ho avuto una relazione “infuocata” di breve durata…Mi sento come una cheerleader americana scaricata dal ganzo della squadra di football del college! Da un bel po’ non stavo così, maledetta passione! Tu cosa ne pensi? La passione è un elemento imprescindibile in una coppia o si può vivere bene anche senza?
Carlo: Dipende… Io ho fatto un film che si chiama “Viaggi di nozze” e c’è una coppia che va oltre la passione. In luna di miele questi due personaggi sperimentano un sacco di cose dal punto di vista erotico, però con questa loro voracità amorosa bruciano le tappe in poco tempo e, al rientro dal viaggio, sembrano quasi due sconosciuti che non hanno più nulla da spartire. E ciò è dovuto al fatto che non hanno interessi in comune, né lo stesso sguardo ironico sulla vita che li accomuna…nulla li unisce se non questa passione fisica. E una volta che hanno provato e fatto tutto, sono già annoiati da loro stessi.
Secondo me, le passioni vanno centellinate e bisogna procedere lentamente e per tappe, scoprirsi a poco a poco e non concedersi mai subito, affinché una storia sia duratura.
Sara: Amore di qua, amore di là… perché ci sono sempre storie d’amore nei tuoi film?
Carlo: E’ vero. Cerco sempre di raccontare storie d’amore, ma che siano problematiche…perché sono i personaggi in difficoltà che innescano la risata e tirano fuori tutta la mia arte comica. Per esempio in “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”…
Sara: Ahahaha, quello sei proprio tu! Un po’ nevrotico ipocondriaco!!
Carlo: ASPETTA! Non confonderti! Io sono APPASSIONATO DI FARMACI non ipocondriaco!!
Sara: Aaah, giusto! (Sara annuisce, ma non vede la differenza. ndr)
Carlo: Sì, comunque è vero che il protagonista di quel film è la mia lastra radiografica e Margherita Buy è il mio alter ego. Raccontiamo la storia di due nevrotici ipocondriaci e pieni di ansie che inizialmente non sembrano essere fatti l’uno per l’altro. Poi però si scopre che hanno molti punti in comune, in particolare una grande ironia, e finiranno per mettersi insieme. Anche qui, è dalla difficoltà che nascono le situazioni più divertenti!
Sara: Questa storia ha un lieto fine, non come la mia, recentemente conclusasi con un finale all “Hiroshima mon amour” !! Qual è per te l’ingrediente che fa funzionare una storia?
Carlo: Le coppie basate sulla differenza e sul completarsi a vicenda sono stimolanti e vincenti. Una cosa deve essere però identica: LO SGUARDO IRONICO SULLA VITA.
Sara: Un bel “Manuale d’amore” firmato Carlo Verdone!! Invece, dimmi un po’, tu com’è che seduci una donna? Perché, onestamente, non ti vedo come un grande seduttore…
Carlo: Infatti io non ho mai sedotto una donna in vita mia. E’ sempre la donna che sceglie e ti dà il semaforo verde. Poi io non mi sono mai sentito bellissimo, né un grande rimorchiatore o playboy italiano. Sono sempre stato molto timido e riservato; è la donna che ha sempre fatto tutto, che mi faceva capire se potevo osare di più. Io non ho mai fatto il primo passo! Poi c’è la seduzione che viene dopo…quella legata al lavoro che si fa, ai propri interessi, alla propria sensibilità. Una seduzione che non ha niente a vedere col fisico, ma piuttosto con la testa e le affinità.
Sara: Ok ora cambiamo argomento (Ecco una delle migliori qualità di Sara: quando i discorsi si fanno interessanti, si sente in dovere di interromperli ! ndr). Perché non parliamo un po’ dei personaggi dei tuoi film?? Come sono?
Carlo: Diciamo che, soprattutto nei primi anni della mia carriera, ho iniziato a osservare e interpretare alcuni personaggi che allora sentivo in linea col mio stile. Personaggi del proletariato, soprattutto: ne prendevo in giro i vizi, le fragilità, i difetti, il modo di parlare e la gestualità che è un aspetto molto importante e accentuato negli italiani.
Diciamo che ho raccontato l’evoluzione dei costumi e del linguaggio degli abitanti delle periferie soprattutto, ma anche della borghesia cittadina.
Sono 37 anni che faccio questo lavoro e ho sempre avuto un grande spirito di osservazione della realtà, non ho mai inventato niente, ma sempre tratto storie, situazioni e personaggi dalla vita vera. Mi definirei un “pedinatori di italiani”!
Sara: Trovi che siano cambiati molto i tuoi primi film, rispetto ai più recenti?
Carlo: Senza dubbio. Adesso ho un’altra età e quindi interpreto personaggi diversi; cerco però sempre di proseguire la mia analisi dei personaggi italiani, sebbene in un’età più matura e mettendoli di fronte a grandi problemi come la solitudine o i rimorsi del passato. Ho abbandonato i personaggi più sguaiati per passare a una comicità più educata, ma sempre rappresentativa della realtà e delle sue problematiche. Nei miei ultimi film faccio ancora ridere, ma intendo soprattutto far riflettere sulla grande crisi che stiamo vivendo. E metto sempre una grande umanità e un profondo affetto nell’osservare e ritrarrei miei personaggi, con tutte le loro idiosincrasie e fragilità.
Sara: Sagge parole Carletto! Ora invece vorrei parlare un po’ di arte. Da brava studentessa, ho letto attentamente il libro che mi hai dato per le vacanze e ho scoperto che tuo padre era un appassionato e collezionista, vero?
Carlo: Sì, mio padre è stato un grande studioso di Futurismo, di dadaismo e di tutte le forme di avanguardia. Era un collezionista, un critico d’arte e di cinema. Il suo punto forte era appunto lo studio delle avanguardie storiche e per questo ha girato il mondo, per tenere conferenze in molte università in materia. Era un professore serio, stimato, un grande amatore della cultura senza implicazioni politiche ed è per questo che veniva invitato sia negli Stati Uniti che nella Russia comunista senza alcun problema.
Sara: Era anche un noto professore all’università la Sapienza di Roma, no?
Carlo: Sì, era professore di Storia e Critica del Film. In realtà è stato proprio lui il primo ad aprire questa cattedra in Italia, quindi, se ora possiamo studiare questa materia, è grazie a mio padre.
Sara: Caspita, bellissimo! E tu stesso ti sei laureato in questa facoltà, quindi gli devi molto. Anche un po’ della tua passione per l’arte. Invece, il quadro di Yoko Ono?? Raccontami assolutamente!!
Carlo: Ho un suo quadro e l’ho anche conosciuta. Le ho parlato e, dopo un corteggiamento di 4 anni, mi ha venduto questo suo quadro: delle strofe di John Lennon disarticolate da nuvole. E’ un quadro molto bello, dal significato profondo e poeticamente triste; è il primo che Yoko Ono ha dipinto dopo la morte di Lennon.
Sara: Uno struggente romanticismo…e a proposito di romanticismo, ultima domanda di rito: mi dai un bacio?
Carlo: Si certamente, dove?
Sara: Dove vuoi tu!
Carlo: Sulla guancia va bene??
Sara: Maaaa, perché me lo chiedi??
Carlo: Beh, tu mi conosci Saretta, sono una persona timida e riservata, io!
(Risate)
Description & Interview: Sara Waka
Edited by: Federica Forte